Data pubblicazione: 06.06.2017
Data aggiornamento: 17.07.2017

impianti e stabilimenti

Prato

Impianto di potabilizzazione Agna

Questo impianto serve, nei periodi di morbida del Torrente Agna, la zona centro e sud del Comune di Montemurlo e parte della zona ovest del Comune di Prato. Attraverso un'opera di presa posta sul torrente Agna, l'acqua affluisce a questo impianto di potabilizzazione dove avvengono le seguenti fasi di trattamento: preclorazione (con biossido di cloro); flocculazione in linea (con policloruro di alluminio ed azionata dal segnale proveniente dal torbidimetro); filtrazione a sabbia (4 filtri); filtrazione a carbone (2 filtri); post-clorazione (con biossido di cloro). La condotta in uscita dall'impianto è collegata con il serbatoio di 'Bicchieraia' della capacità di circa 5000 mc.

 

Impianto di denitrificazione di Baciacavallo

L'impianto di denitrificazione di Baciacavallo è stato terminato nel 2002 ed è in fase d'avviamento dal gennaio 2003, con una potenzialità totale di 200 l/s, che si riduce a 100 l/s per quanto riguarda invece la sola sezione di denitrificazione.

L'impianto, uno dei pochi esistenti nel suo genere nel nostro paese ed in Europa, ha comportato un investimento cospicuo, circa 2,1 milioni di euro, ma permette a Publiacqua di risolvere l'annoso problema pratese della presenza di nitrati nell'acqua e consente anche il riutilizzo di pozzi in disuso, proprio per questo problema.

Le reazioni di denitrificazione biologica eterotrofa

La denitrificazione biologica è una reazione di trasformazione del nitrato in azoto ad opera di batteri denitrificanti, provenienti dalla falda acquifera. Tali batteri, prelevano infatti l'ossigeno per il proprio metabolismo dal nitrato che, in questo modo, si trasforma in azoto gassoso il quale, con una fase successiva (strippaggio), viene infine liberato nell'aria. Vari i vantaggi di questo processo. La denitrificazione biologica, per prima cosa, è l'unico processo che mantiene invariate le caratteristiche dell'acqua naturale, salvo la rimozione del nitrato e una leggera correzione dell'alcalinità. Come detto, poi, a differenza degli altri trattamenti di rimozione dei nitrati, dove questi vengono trasferiti all'acqua di scarico che diventa un refluo il cui smaltimento oneroso incide notevolmente sui costi di gestione, il trattamento biologico, rimuove dall'acqua l'azoto del nitrato in maniera definitiva, con l'azoto che passa dalla forma di nitrato a quella di azoto gassoso e vien liberato nell'atmosfera in quanto stabile ed inoffensivo. L'acqua di scarico può così essere convogliata direttamente alla rete fognaria che sbocca al depuratore di Baciacavallo.

 

Impianto di presa Cavalciotto

Realizzato nel secolo XI l'edificio del Cavalciotto a S. Lucia è una componente fondamentale del complesso sistema idrico pratese, basato su canalizzazioni d'acqua chiamate gore. Attraverso di esse, infatti, si realizzò un sistema idrico continuo di straordinaria importanza per l'uso civile ma anche, e soprattutto, industriale, un vero e proprio sistema arterioso che si ramifica sull'intero territorio cittadino. In questo panorama si inserisce appunto l'edificio del Cavalciotto la cui funzione principale era quella di deviare il naturale corso del Bisenzio per dare vita al cosiddetto Gorone, la prima e più grande gora di Prato. Dove inizia la derivazione, inoltre, nascerà alla fine dell'Ottocento la pescaia di S. Lucia. E' legittimo quindi catalogare l'edificio del Cavalciotto come uno degli elementi di architettura industriale più pregiati di Prato. La necessità di porre rimedio al crollo di una parte della copertura, avvenuta nel dicembre 2000, è stata l'occasione per un intervento di restauro, realizzato dall'Arch. Massimo Dommi, ed è avvenuto nel pieno rispetto storico e artistico dell'immobile. Un intervento il più possibile conservativo che ha riguardato il tetto, gli infissi ed i due portoni. Del tutto nuovo, ovviamente, è stato invece il progetto per un nuovo sistema d'illuminazione e l'impianto elettrico.

 

Centrale Le Bartoline (Calenzano)

L'Impianto Le Bartoline o della Marina è sul territorio comunale di Calenzano ma serve anche una parte di Prato e di Sesto Fiorentino.

Le fonti di approvvigionamento della centrale sono:

  • undici pozzi superficiali (profondi dai 15m ai 25m);
  • tre pozzi in roccia (profondi circa 200m);
  • il torrente 'Marina' (tramite impianto di potabilizzazione con filtrazione a sabbia e carbone);
  • il collegamento con l'acquedotto di Firenze tramite la tubazione DN1000 (da booster 'Le Prata').

Le portate invernali sono indicativamente le seguenti:

pozzi superficiali 80 l/s;

pozzi in roccia 35 l/s;

torrente Marina fino a 140 l/s;

arrivo da Firenze 100 l/s;

in uscita vengono erogati normalmente 100 l/s per Prato con una elettropompa e 100 l/s per Sesto F.no e Calenzano con un'altra elettropompa.

Durante il periodo estivo si registrano le seguenti portate:

pozzi superficiali 20 l/s;

pozzi in roccia 30 l/s;

torrente Marina 10 l/s;

arrivo da Firenze 200 l/s;

in uscita normalmente vengono erogati 180 l/s per Prato con due elettropompe di centrale in configurazione parallela, 60 l/s per Sesto F.no e Calenzano con una elettropompa sommersa in vasca e 15 l/s per la centrale Dietro Poggio tramite un'altra pompa sommersa.

Esiste poi un'autoclave che serve la frazione de 'La Chiusa' nel Comune di Calenzano.

L'acqua del torrente Marina viene prelevata in alveo attraverso un'opera di presa realizzata con gabbioni di rete metallica riempiti con sassi del diametro di circa 10 cm aventi funzione filtrante, quindi convogliata in un piccolo serbatoio in centrale. Da qui viene risollevata con delle elettropompe nell'impianto di filtrazione, composto da sei filtri a sabbia in parallelo ed in cascata quattro filtri a carbone in parallelo, per una portata massima di 140 l/s.

All'interno della catena di filtrazione a sabbia viene effettuata la pre-clorazione con ipoclorito di Sodio per una prima disinfezione delle acque superficiali e, talvolta, viene aggiunto del flocculante (policloruro di alluminio) per abbatterne la torbidità. L'acqua in uscita dall'impianto viene poi immessa nel nuovo serbatoio di stoccaggio della capacità di 1000 mc e successivamente nel vecchio serbatoio della capacità di 250 mc.

All'interno del nuovo serbatoio viene convogliata anche l'acqua dei pozzi superficiali e di quelli in roccia, oltre all'acqua già potabile che arriva dall'acquedotto fiorentino. Tutta la risorsa disponibile subisce quindi la disinfezione finale con biossido di cloro, prima di venire risollevata dalle pompe di rispinta per le reti di Prato e di Sesto Fiorentino e Calenzano.